Arte e cambiamento climatico: una selezione di opere e artisti che si occupano della questione ecologica

Arte e cambiamento climatico: una selezione di opere e artisti che si occupano della questione ecologica

Introduzione

Oltre a far sentire la propria voce su questioni sociali come la giustizia e l'identità, molti artisti e istituzioni si sono occupati dell’ambiente, alcuni con un approccio esplorativo, altri con un punto di vista più ecologico. Da una prospettiva di mercato, l’espressione della natura intera come spazio collettivo, nonché il gigantismo di alcune opere inserite in veri e propri paesaggi, rendono difficile per i collezionisti privati definire il record dei prezzi. Al crocevia di molte pratiche, tra spettacoli teatrali, fotografia, video, architettura del paesaggio, ingegneria e programmazione, dalla Land Art negli anni '70 agli impegni più recenti, gli artisti hanno sentito di avere un ruolo cruciale, affrontando un problema che spesso sembra astratto ma in realtà è emotivo ed urgente.

Arte e paesaggio

L'arte ambientale non è nata nel nuovo millennio. Negli anni '60 il movimento Land Art iniziò ad espandere i confini dell'arte usando materiali naturali come rocce, vegetazione e acqua trovati sul posto. Sforzandosi di opporsi all'urbanizzazione, alla distruzione del paesaggio e al consumo di massa, artisti come Richard Long, Robert Smithson, Nancy Holt, Walter de Maria, Michael Heizer e Dennis Oppenheim svilupparono progetti paesaggistici che erano fuori dalla portata della tradizionale arte trasportabile e commerciale. Negli anni ‘70, Robert Smithson creò una spirale in senso antiorario lunga 460 m e larga 4,6 m, fatta di rocce e fango locali di basalto, dando vita ad un molo sulle riva del Great Salt Lake. Nel 1977, Walter de Maria innalzò 400 pali di acciaio inossidabile, disposti a griglia, su di una superficie di 1 miglio × 1 km nel deserto del New Mexico. L'installazione cambia a seconda del tempo e dei giorni, diventando ancora più impressionante durante i temporali. Nello stesso periodo in Europa, l'artista tedesco Nils Udo abbandono’ i mezzi artistici tradizionali ed iniziò’ a “piantare” le sue creazioni artistiche. Decise essenzialmente di lasciare la sua arte nelle mani della natura : lascio’ che la sua creazione crescesse e scomparisse, usando la fotografia per tenere traccia del suo lavoro (in modo simile a Smithson e Maria). Tra i molti progetti, Udo ha risposto nel 2013 a un bando di gara lanciato dalla comunità di D'Eguzon-Chantôme e Crozant, intenzionati ad avviare progetti culturali nell'area rurale francese. L’opera presentata, intitolata Radeau d'Automne, era una massiccia scultura di 6,80 metri di lunghezza e 3,90 metri di altezza. Essa venne modellata usando materiali naturali provenienti dalla terra locale per “cristallizzare” l'identità del territorio fondata sulla natura e sulla cultura. L'artista afferma che "Essendo parte della natura, essendo una sua parte integrante e vivendo in essa, mi è sembrato che fosse qualcosa di evidente e necessario per sopravvivere l’agire nel rispetto delle leggi della natura". Udo mostra attualmente frammenti della sua arte monumentale esponendo dipinti ed immagini alla fondazione EDF.

Arte digitale e attivismo climatico

I collezionisti stanno rapidamente acquistando opere d’arte più piccole per completare visivamente le altre della loro collezione. Nel 2015, una stampa di Eliasson è stata venduta per 23K € all'asta di beneficenza di Christie’s, in coincidenza con il vertice sul clima. La questione dell'arte intesa come merce viene anche messa in discussione dalle numerose creazioni digitali. Sin dagli anni '90, molti artisti hanno utilizzato la tecnologia per riflettere sulla terza rivoluzione industriale, sul futuro dell'umanità, sui limiti del capitalismo e sull'ecologia. Tali opere tendono a restare nelle collezioni delle istituzioni culturali piuttosto che in quelle di collezionisti privati poiché risultano tendenzialmente difficili da monetizzare. Ad esempio, il Centro per la Cultura Contemporanea di Barcellona ha allestito una mostra nel 2018 intitolata Win-Win, in After The End of the World, a cura del filosofo del clima Timothy Morton, per esporre opere d'arte digitali e performance di artisti che si sono battuti per protezione ambiente. Tra essi, la pratica artistica del collettivo Rimini Protokoll, ad esempio, ha condotto lo spettatore a riflettere sul tema dell'individualismo e sul futuro delle popolazioni in pericolo a causa dei cambiamenti climatici. Attraverso installazioni video e opere d'arte integrate nel paesaggio urbano, sono essi sono stati in grado di mostrare la perdita di biodiversità e i cambiamenti di regime senza precedenti. Per questa esposizione hanno creato una proiezione video, un'interazione con il pubblico e uno specchio a due vie per mostrare la prevista evoluzione della medusa e la morte umana.

Attivismo nell'arte

"Gli artisti di oggi si occupano di questioni più esplicitamente socio-politiche, hanno più propensione all'attivismo rispetto alla generazione precedente, più interessata a creare arte in paesaggi remoti" afferma Alexis Lowry, curatore della Dia Art Foundation di New York. Ci sono vari artisti di successo come Olafur Eliasson, Shepard Fairey e Tomás Saraceno che mantengono viva l'eredità della Land Art; di recente hanno approfittato della Coop 21 a Parigi per esporre delle opere d'arte in tutta la città nell’ambito di un'iniziativa che richiede un impegno globale per l'azione a favore del clima. Ad esempio, Thomas Eliasson ha posizionato 12 blocchi di ghiaccio sul piazzale del Pantheon : essi si sono sciolti in tempo reale per indurre i leader mondiali a impegnarsi in cambiamenti significativi e aumentare la consapevolezza dei cittadini al fine di salvare il mondo dalla catastrofe globale. "Lo scopo è quello di coinvolgere un vasto pubblico per offrire una nuova prospettiva sul mondo in cui viviamo", afferma Tanya Bonakdar, commerciante di Eliasson New York. John Gerrard è un altro esempio di artista che ha voluto utilizzare la tecnologia e sperimentarla a livello pratico. Egli ha utilizzato una tecnica altamente sofisticata per simulare i movimenti del sole, della luna e delle stelle nel cielo, così come apparirebbero nel sito del Nevada nel suo video-opera Solar Reserve (Tonopah, Nevada) del 2014. Gerrard ha cercato di mettere in evidenza "le rappresentazioni storiche del sole e il modo in cui il petrolio ha eclissato il sole come fonte di energia nel 20esimo Secolo". Inoltre, egli si interroga riguardo il potenziale degli impianti solari ed il loro utilizzo per affrontare la crisi energetica. Fino a che punto la crisi energetica sarà sostenuta dagli impianti solari e in che misura l'energia rinnovabile potrà gestire il nostro crescente consumo energetico? Anche Tomás Saraceno, lavorando con modelli e tecnologie complessi, ci invita a riflettere sul nostro consumo di energia e di risorse. Nel suo progetto open source chiamato Aerocene, composto da una serie di sculture aviotrasportate, immagina una nuova epoca della storia planetaria della Terra in cui la consapevolezza ambientale, l'etica e la politica divengono valori sociali fondamentali. Sempre nel cielo, il duo artistico di Christo e Jeanne-Claude ha fatto una netta distinzione tra i materiali altamente ingegnerizzati nelle loro opere e la "tela" organica del sito. Ciò è in contrasto con i Land Artists del passato che sottolineavano le linee sfocate tra il loro lavoro e il loro ambiente naturale. Sono stati quindi estremamente importanti nel ridefinire non solo lo scopo dell'arte di installazione su larga scala, specifica per il sito, ma la capacità del mezzo di affrontare temi di sostenibilità e ambientalismo.

Conclusione

Allison Tickel, direttrice di Julie’s Bicycle, un'organizzazione benefica che sostiene artisti e iniziative creative portatrici di un messaggio ecologico, afferma che "negli ultimi due anni abbiamo visto questa ondata di creatività e commissioni sul clima". Come abbiamo visto in questo articolo, ci sono stati molti sforzi da parte di artisti, collezionisti e collettivi per diventare carbon-free, per creare un legame tra crisi climatica, biodiversità e iniquità e, naturalmente, per diffondere la questione del cambiamento climatico al grande pubblico. Anche le fiere hanno pubblicato report annuali sulle loro emissioni, in risposta alle critiche degli attivisti climatici come Extinction Rebellion e di dei numerosi progetti che hanno affrontato l'effetto paralizzante delle attività fieristiche, correlate al riscaldamento globale. Nel complesso, l'arte continua a essere una forma ideale di comunicazione, soprattutto quando si intende affrontare le tematiche più urgenti e globali dei nostri tempi.

February 5, 2020